Perché la pelle diventa più secca nella stagione invernale?
La pelle rappresenta il primo sistema di difesa dell’organismo dall’aggressione di agenti esterni fisici, chimici, meccanici e biologici. Fattori climatici come temperatura, umidità e radiazione solare influenzano la pelle e sono responsabili dei cambiamenti a cui essa è soggetta nelle diverse stagioni dell’anno.
Nella stagione invernale la secchezza cutanea è un disturbo molto comune. Essa colpisce soprattutto le mani, che hanno la pelle più sottile rispetto a quella del resto del corpo e possiedono meno ghiandole sebacee.
Vediamo quali sono i meccanismi alla base di queste alterazioni.
La parte più superficiale dell’epidermide è lo strato corneo ed ha un ruolo fondamentale per la Funzione Barriera della cute. La sua struttura somiglia a quella di un muro di mattoni e cemento, dove i mattoni sono i corneociti, cellule di forma appiattita rivestite da un involucro corneo, mentre il cemento è costituito da lipidi intercellulari, principalmente ceramidi, colesterolo e acidi grassi, disposti in lamelle. Questo tipo di organizzazione dello strato corneo risponde a due importanti esigenze fisiologiche: limitare la perdita di liquidi verso l’esterno e aumentare la resistenza allo stress meccanico.
Cosa causa la secchezza della nostra pelle?
A causa delle temperature molto rigide, il nostro organismo attiva una serie di meccanismi di difesa per risparmiare calore ed evaporazione. In primis fra tutto si verifica una contrazione dei vasi sanguigni che, come vedremo in seguito, provoca un assottigliamento del film idrolipidico cutaneo.
La responsabilità non è però da imputare solo alle basse temperature. Si sa, bisogna sempre evitare gli estremi, sia che essi siano in positivo che in negativo. Ad indebolire ulteriormente il film idrolipidico della nostra pelle entrano in causa infatti anche temperature interne troppo elevate, dovute da un eccessivo ricorso al riscaldamento domestico, e secchezza dell’aria degli ambienti chiusi quali case e uffici.
Altro presupposto, che pare svolgere un ruolo determinante, è la carenza di vitamina D dovuta ad una sua ridotta assunzione attraverso i raggi solari: questa vitamina svolge un ruolo fondamentale nella funzione di barriera cutanea. La letteratura scientifica sembra infatti essere concorde nell’attribuire alla vitamina D, tra le altre cose, un’azione regolatoria nella proliferazione e differenziazione dei cheratinociti, promuovendo il normale turnover delle cellule, e di conseguenza riducendo l’invecchiamento cellulare e la secchezza della pelle.
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che in inverno la pelle va incontro a diverse modificazioni tra cui: aumento della perdita di acqua attraverso l’epidermide (TEWL = trans-epidermal water loss) e quindi riduzione dell’idratazione cutanea; diminuzione del contenuto di lipidi intercellulari dello strato corneo come ceramidi, acidi grassi e colesterolo; diminuzione dei componenti del Fattore di Idratazione Naturale (NMF) quali PCA, lattato e ioni inorganici; ridotta produzione di sebo come conseguenza del rallentamento della vascolarizzazione e ridotta coesione dello strato corneo.
Queste modificazioni si manifestano quindi in una condizione di pelle secca e ruvida, più rigida e squamosa, che tende a spaccarsi, prude ed è più sensibile e irritabile. Peraltro la secchezza cutanea e le alterazioni della Funzione Barriera possono essere legate, oltre che ai fattori climatici, anche all’invecchiamento cutaneo o a patologie come ad esempio la dermatite atopica o la psoriasi.
I rimedi
Per contrastare e prevenire queste alterazioni, è utile applicare regolarmente preparazioni topiche a base di sostanze ad attività idratante e/o umettante come l’urea, utilizzata per ristabilire il fattore di idratazione naturale, ma anche di sostanze importanti per la barriera cutanea come ceramidi e acidi grassi, in modo da donare immediato sollievo alla cute particolarmente secca, screpolata e ruvida e rifornire l’epidermide stressata dall’aggressione del clima invernale dei suoi naturali costituenti.
È importante ricordare che l’urea, essendo piuttosto instabile, deve essere protetta in modo specifico per preservarne il più possibile le peculiarità e farle giungere alla cute.