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Lo Yoga per combattere la sedentarietà

La Giornata Internazionale dello Yoga, lo Yoga Day, si festeggia il 21 giugno, ed è un appuntamento annuale ufficialmente inaugurato dall’ONU nel 2014. Al di là dell’implicito aspetto spirituale, filosofico e culturale, l’ONU vide nell’istituzione di una giornata mondiale dedicata all’approfondimento della conoscenza sulle pratiche dello Yoga un’occasione per ribadire l’importanza dell’attività fisica nel mantenimento di uno stato ottimale di salute sia fisica che mentale, e promuovere iniziative che ne aumentino la diffusione.

L’importanza dell’attività fisica per ridurre i rischi associati alla Sindrome Metabolica

Nel documento “Global Action Plan on Physical Activity” del 2018, l’OMS ricorda che il regolare svolgimento di attività fisica protegge contro l’insorgenza di malattie cardiovascolari, diabete e alcuni tipi di tumore. Evidenzia, inoltre, che per raggiungere la quota di esercizio fisico raccomandata dall’ONU - per gli adulti, 150 minuti/settimana di moderata attività fisica - non sia necessario essere degli atleti. Qualunque forma di movimento che consumi energia metabolica può essere, infatti, considerata attività fisica, a patto che durata e intensità siano adeguate e che venga praticata con costanza. Infine, l’OMS sottolinea che il preoccupante livello di sedentarietà globale, rimasto immutato da circa vent’anni, è associato alla comparsa di alterazioni del metabolismo del glucosio e delle conseguenti manifestazioni cliniche, tra cui si contano l’insulinoresistenza, il diabete di tipo 2 e la sindrome metabolica.

L’insulinoresistenza è quella condizione per cui l’organismo è incapace di rispondere adeguatamente all’azione dell’insulina, ovvero l’ormone che regola l’utilizzo di glucosio e composti correlati in diversi tessuti - principalmente muscolo, fegato e adipe (o grasso) - al fine di garantire il giusto equilibrio tra consumo e immagazzinamento di energia.

L’insieme dei processi cellulari che intervengono nell’omeostasi energetica, prende il nome di “metabolismo”. È, dunque, facile comprendere come il mancato controllo dei meccanismi a monte di un corretto bilancio energetico si possa manifestare sotto forma di “sindrome metabolica”, ovvero un insieme di sintomi - apparentemente non correlati e riguardanti molteplici distretti corporei - riconducibili a disfunzioni metaboliche. La sindrome metabolica viene diagnosticata qualora vengano riscontrati almeno tre dei seguenti parametri: (i) accumulo di grasso addominale, ovvero una circonferenza della vita superiore a 102cm negli uomini e 88cm nelle donne; (ii) concentrazione elevata di glucosio nel sangue a digiuno, indice di un’alterata sensibilità all’insulina; (iii) ipertrigliceridemia (ovvero, una concentrazione elevata di trigliceridi nel sangue); (iv) livello basso di colesterolo HDL nel sangue; (v) ipertensione.

Esiste una rete di relazioni estremamente complessa che collega i fattori appena elencati l’uno con gli altri, e nuove ed inattese osservazioni continuano ad essere portate alla luce sia da medici che ricercatori. Tuttavia, è ormai ampiamente riconosciuto che i soggetti affetti da sindrome metabolica presentano un rischio aumentato di andare incontro ad una serie di pericolose complicazioni, tra cui malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, e NAFLD (steatosi epatica non alcolica). Data la multifattorialità che ne è alla base, la gestione e il trattamento terapeutico della sindrome metabolica risultano particolarmente difficoltosi, e un approccio multidisciplinare sembra essere quello più indicato.

Da un po’ di tempo a questa parte, tra gli esperti si è fatta strada la nozione che interventi volti a ridurre la sedentarietà siano di fondamentale importanza sia per aiutare a contrastare i rischi associati alla sindrome metabolica, che, in via preventiva, per contribuire ad evitarne l’insorgenza. I sostenitori di un simile approccio - in linea con alcuni dei principi che lo Yoga Day si propone di diffondere - pongono l’accento sul fatto che l’attività fisica di medio-bassa intensità, come ad esempio lo Yoga e la semplice camminata, ha il grande vantaggio di essere di facile accesso, di poter essere praticata da individui di tutte le età e con diverse condizioni fisiche di partenza, di non presentare particolari rischi di infortunio, di non essere vincolata da controindicazioni o potenziali effetti collaterali, come possono invece esserlo i farmaci.

Contrariamente a quanto siamo abituati a pensare, i benefici derivanti dall’esercizio fisico non sono legati esclusivamente alla perdita di peso. Se da un lato è vero che perdere peso può significare ridurre la massa di grasso viscerale responsabile per il rilascio di segnali infiammatori all’origine dell’insulinoresistenza e, quindi, della sindrome metabolica; dall’altro lato, la sola attività di contrazione del muscolo durante il movimento sembrerebbe essere sufficiente per contrastare l’infiammazione cronica causata dall’eccessivo accumulo di tessuto adiposo addominale, indipendentemente dalla perdita di peso. Infatti - sempre indipendentemente dalla perdita di peso - allo svolgimento di attività fisica corrisponderebbe un miglioramento significativo del quadro lipidico, della pressione sanguigna, e della sensibilità all’insulina, ovvero criteri impiegati per la valutazione del rischio di sviluppare svariate patologie, tra cui malattie cardiovascolari, diabete, insufficienza renale.

L’ultima considerazione è di tipo monetario, in quanto tra i vantaggi di un approccio improntato sul miglioramento dello stile di vita, c’è pure il tornaconto economico. Si è, infatti, stimato che, nel caso di pazienti affetti da diabete di tipo 2, un programma di esercizio fisico mirato all’aumento del dispendio energetico settimanale, porterebbe - nell’arco di soli due anni - ad un miglioramento del quadro clinico tale da ridurre considerevolmente le spese mediche per capita complessive.

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